SAP
2019-11-22 20:37:14 UTC
Acronimo che sta per "VecchiDeMmerd" ci chiamiamo così "affettuosamente"
in un gruppo di amici e coetanei.
In ovvia contrapposizione rispetto ai GDM, chiaramente.
Cosa significa essere VDM?
Al di la' del fattore puramente anagrafico, che non si può più ignorare,
sono le solite cose in piu': qualche chilo in più, qualche acciacco in
più, molti brontolii in più e sicuramente da parte mia anche molta
fragilità in più che salta fuori in emotività inconsulta e a tradimento.
Un esempio ve lo allungo qua senza pudore alcuno.
----
Sabato.
Sto guidando verso casa. Casa dei miei, un posto in toscana nel quale
sono cresciuto, al quale sono legato in modi misteriosi e inspiegabili.
Accendo la radio.
Non c'e' mai una mazza di nulla in radio, ma ogni tanto l'accendo lo
stesso.
Sento subito un brano inconfondibile.
Lo conosco a memoria.
E' il brano di apertura di un disco, il primo disco che ho comprato in
LP nel 1978. Fino ad allora c'erano state tante cassette, diversi 45
giri, un bel po di radio e dischi prestati. Poi è arrivato il primo
stereo di cartone e con quello il primo disco.
Ecco, è quel disco lì, l'ho sentito almeno qualche milionata di volte,
girato avanti e indietro, assimilato dentro in un modo che non si può
capire, leggendo i testi, toccando la copertina, annusando l'odore della
stampa.
Sono anni che non lo sento, eppure mentre sono li' che guido, si
riaprono tutti questi percorsi nel cervello, questi ricordi nascosti che
sono lì e stavano ad aspettare in agguato, proprio stasera.
Riesco ad anticipare il pezzo in ogni suo movimento, il ritmo della
batteria, l'entrata del sax, l'arrangiamento orchestrale, le parole...
Un brano che è un viaggione di 8 minuti, quasi quanti me ne servono per
arrivare a casa.
E improvvisamente mi si annebbiano gli occhi, sento che si addensano due
lacrimoni nascosti li dentro, quasi non me ne accorgo. Mi assalgono come
in una tempesta una serie di emozioni incontrollabili, una tristezza
difficile da esprimere, un calderone nel quale confusamente si infilano,
subdole, le difficoltà, le innumerevoli ripartenze con tutti gli stop
dentro, il peso di qualche anno di troppo, piccoli e grossi problemi che
provi a chiudere dietro l'angolo ogni giorno e ti fanno sempre sentire
al palo e tutte le maschere che ti metti in faccia ogni giorno,
incessantemente.
Mi asciugo l'angolo degli gli occhi…
- "oh, tutto bene?"
- "Si, mi è entrata una bruschetta (no, dico un "bruscolo")
nell'occhio".
Ci sono anche i miei figli in macchina. Combatto questo peso
insopportabile che mi casca addosso, questo temporale che non si può
spiegare, che non ha un nome e sorrido.
Va tutto bene, alzo il volume e stringo il volante.
Maledetto Lucio, mi hai fregato anche stavolta.
in un gruppo di amici e coetanei.
In ovvia contrapposizione rispetto ai GDM, chiaramente.
Cosa significa essere VDM?
Al di la' del fattore puramente anagrafico, che non si può più ignorare,
sono le solite cose in piu': qualche chilo in più, qualche acciacco in
più, molti brontolii in più e sicuramente da parte mia anche molta
fragilità in più che salta fuori in emotività inconsulta e a tradimento.
Un esempio ve lo allungo qua senza pudore alcuno.
----
Sabato.
Sto guidando verso casa. Casa dei miei, un posto in toscana nel quale
sono cresciuto, al quale sono legato in modi misteriosi e inspiegabili.
Accendo la radio.
Non c'e' mai una mazza di nulla in radio, ma ogni tanto l'accendo lo
stesso.
Sento subito un brano inconfondibile.
Lo conosco a memoria.
E' il brano di apertura di un disco, il primo disco che ho comprato in
LP nel 1978. Fino ad allora c'erano state tante cassette, diversi 45
giri, un bel po di radio e dischi prestati. Poi è arrivato il primo
stereo di cartone e con quello il primo disco.
Ecco, è quel disco lì, l'ho sentito almeno qualche milionata di volte,
girato avanti e indietro, assimilato dentro in un modo che non si può
capire, leggendo i testi, toccando la copertina, annusando l'odore della
stampa.
Sono anni che non lo sento, eppure mentre sono li' che guido, si
riaprono tutti questi percorsi nel cervello, questi ricordi nascosti che
sono lì e stavano ad aspettare in agguato, proprio stasera.
Riesco ad anticipare il pezzo in ogni suo movimento, il ritmo della
batteria, l'entrata del sax, l'arrangiamento orchestrale, le parole...
Un brano che è un viaggione di 8 minuti, quasi quanti me ne servono per
arrivare a casa.
E improvvisamente mi si annebbiano gli occhi, sento che si addensano due
lacrimoni nascosti li dentro, quasi non me ne accorgo. Mi assalgono come
in una tempesta una serie di emozioni incontrollabili, una tristezza
difficile da esprimere, un calderone nel quale confusamente si infilano,
subdole, le difficoltà, le innumerevoli ripartenze con tutti gli stop
dentro, il peso di qualche anno di troppo, piccoli e grossi problemi che
provi a chiudere dietro l'angolo ogni giorno e ti fanno sempre sentire
al palo e tutte le maschere che ti metti in faccia ogni giorno,
incessantemente.
Mi asciugo l'angolo degli gli occhi…
- "oh, tutto bene?"
- "Si, mi è entrata una bruschetta (no, dico un "bruscolo")
nell'occhio".
Ci sono anche i miei figli in macchina. Combatto questo peso
insopportabile che mi casca addosso, questo temporale che non si può
spiegare, che non ha un nome e sorrido.
Va tutto bene, alzo il volume e stringo il volante.
Maledetto Lucio, mi hai fregato anche stavolta.
--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.